La Desolazione
1850
- Tipologia
- scultura
- Numero d'inventario
- Numero:
- 1321
- Inventario:
- CCL
- Sezione
- Lugano - Lugano
- Indirizzo
- Villa Ciani
- Autore
- Vincenzo Vela
- Storia
Nel 1850, i fratelli Giacomo e Filippo Ciani commissionarono allo scultore ticinese Vincenzo Vela la creazione della Desolazione, destinata a ornare il monumento funebre dei loro genitori, Carlo Ciani e Maria Zacconi, collocato nel parco della loro villa a Lugano. Il monumento originale comprendeva un alto piedistallo con i ritratti in bassorilievo dei genitori e, al riparo di un'edicola, la scultura principale. Oggi, nel Parco Ciani, è visibile una copia dell'opera, posta su un basamento più semplice.
- Dimensioni
- Unità di misura:
- cm
- Altezza:
- 370
- Larghezza:
- 150
- Profondità:
- 150
- Modalità di acquisizione
- Opera donata nel 1911.
- Descrizione fisica
- La scultura raffigura una giovane donna seduta, con lo sguardo perso nel vuoto, il volto sostenuto dalle mani e i gomiti appoggiati sulle ginocchia. I lunghi capelli sciolti e l'ampio abito cadente accentuano l'atmosfera di profonda malinconia. Una delle testimonianze più intense sull’opera è uscita dalla penna di Antonio Fogazzaro: “Una giovane donna, bellissima, dai capelli scomposti, dalle vesti cadenti, siede là sopra un alto seggio, piegato il busto gentile in avanti, puntati i gomiti alle ginocchia, strette le guance fra i pugni chiusi, fissi gli occhi torbidi nel vuoto. Il volto rivela un’intelligenza forte che affonda nella follia. Nessuna cura stringe più costei né del mondo né di sé. Nessun vivente presuma, per esserle stato caro, poterle recar conforto. Ella non torcerebbe un momento gli occhi suoi avidi dalla visione di angoscia che impietra; e tuttavia ci balena che possa repente balzar dal seggio con uno strido, avventurandosi là dove guarda, tanto potente vita spirò nel marmo il grande artista che le pose il nome di “Desolazione”. Lo scultore decide di avvicinarsi all’iconografia funeraria in modo assolutamente inedito, sottraendosi dalla raffigurazione delle consuete immagini femminili consolatorie e rassicuranti, personificazione di virtù ideale, scegliendo invece di mettere in scena un dolore più che mai reale e tangibile a cui non è possibile dare nessuna risposta. Esposta all'Accademia di Brera nel 1851, l'opera fu letta anche come un'allegoria dell'Italia sconfitta nel 1848-49. A un tema privato – il lutto dei fratelli Ciani, diffidati dal governo austriaco di recarsi al capezzale della madre morente – Vela associa un toccante messaggio patriottico, personificando un’Italia desolata e ferita, uscita sconfitta dalla Prima Guerra di Indipendenza (1848-1849). Una figura racchiusa in una compatta struttura piramidale nella quale si iscrive, avvolto da un panneggio sobrio ma fondamentale per la sua costruzione plastica, un ritratto femminile che interpella lo spettatore e, al di là di esso, la coscienza collettiva.
- Fonti collegate
- 16.12.1911 (Verbale Commissione Caccia)
- Bibliografia
- R. Chiappini (a cura di), Arte in Ticino 1803-2003. La ricerca di un'appartenenza 1803-1870, cat. della mostra (Lugano, Museo di Belle Arti Città di Lugano), 2001, p. 288, p.365.
P. Montorfani (a cura di), I Ciani. Mito e realtà, Pagine storiche luganesi n. 29, 2017. p. 84, pp. 112-113.
C. Sonderegger, C. Brazzola (a cura di), Presenze d'arte nella Svizzera italiana 1840-1960, cat. della mostra (MASI, Palazzo Reali, 12.09.2015-28.02.2016), 2015, p.46.
- Materia e tecnica
- Marmo
- Responsabilità
- Data compilazione:
- 02.06.2025
- Azione:
- creazione
- Compilatore:
- Bernasconi Francine